Musica gentile per la rivoluzione

E’ musica innovativa e di rinascita quella di Maria Chiara Argirò. Si muove con estrema eleganza fra sonorità jazz ed elettroniche. Musica che invita a lasciar andare, a perdersi nell’opera del musicista. Musica dove l’artista si mette a nudo e invita ad un ascolto profondo e privo di interferenze.

ARTE GENTILE

Maria Chiara Argirò propone di ripensare il significato stesso di ascolto di un album: è il nostro corpo che sta facendo esperienza di un’opera d’arte e non ha bisogno di dispositivi elettronici per poterlo fare, abbiamo bisogno solo di curiosità che predispone alla scoperta. Non c’è bisogno di alcun tipo di didascalia e spiegazione, ascoltiamo e aspettiamo di vedere come il corpo, in connessione con la musica, reagisce e quali sono le emozioni che emergono senza alcun tipo di giudizio. Qual è l’impulso che lo spinge al movimento?

La sua musica è un’esperienza catartica e immersiva, è la possibilità di riconoscersi, individuarsi, sentirsi rappresentati e meno soli. Parla di evoluzione incessante e invita ad essere liberi. La sua arte è chiara, diretta, gentile, un invito ad essere veri, non rarefatti, presenti. Musica finalmente vuol dire riavvicinarsi a sé stessi restando in connessione gli altri, è la possibilità di potersi individuare nell’ascolto dell’esperienza collettiva di un concerto. Maria Chiara Argirò con le sue canzoni redige un manifesto di cui abbiamo tutti bisogno per non rimanere nel limbo malinconico, triste e impermeabile della nostra solitudine.

UN MANIFESTO PER LA LIBERAZIONE

Finalmente un manifesto per scappare da questa sensazione perché alla fine, chi più, chi meno ci sentiamo tutti un po’

estranei soli innocui e sorridenti, 
non sporgiamo il capo per chiedere: “Perdono”
del peccato
della dissezione          morte 
sanguinante del non conoscere 

costretti fra muri frantumati 
tutti soli 
parliamo del vuoto,
insignificante e inappropriato sempre vago sentire degli affetti:

questa è un’emergenza che sta sull’orlo della guerra.


Maria Chiara Argirò sembra chiedere ad alta voce: 
“Come si fa a salvarsi? E a trattenere tutte queste vite senza conoscerle, come si fa?”  e la sua musica ci propone una risposta netta perché l’unica soluzione è


ascoltare
sottile l’aria che galleggia fra i respiri umani che sono uguali,
perché solo la tua mano mi può salvare dall’esistere povero 
della patria frantumata nel midollo
selvaggia, di un corpo inesistente 
e imbevuto di una rabbia inconsistente

Il suo lavoro è un invito a ripensare in modo differente il mondo, il rapporto fra natura e tecnologia, i rapporti interpersonali. Si tratta di musica che smuove, che non ci dimenticheremo e che lascia un segno importante nel panorama italiano, è desiderio di cambiamento e ci propone un immaginario diverso che abbiamo il dovere di ascoltare.

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Nel tempo libero studio neurobiologia, per il resto mangio musica a colazione, pranzo e cena e spero di scoprirne sempre di nuova perché è lo strumento che più attualmente mi permette di cambiare, pormi domande, conoscere il mondo, confondermici ed individuarmi .