Luca coi Baffi: l’arte di fregarsene del successo

Due Peroni fredde su un tavolo malconcio. Accanto una panca da esterni e una sedia che danno sulla vastità boscosa, tipica della provincia tra Roma e la Ciociaria. Mi siedo e l’aria che mi riempie i polmoni è pulitissima. Così per ristabilire un ordine tiro fuori la prima sigaretta della giornata. Di fronte a me Luca Casentini, 26 anni, il sorriso impacciato ma onesto, incorniciato tra una chioma regale ed un baffo da nobile ottocentesco, che rende coerentemente onore al suo alias da artista: Luca coi Baffi.

Mi chiede gentilmente di stare fermo, imbraccia la fotocamera e scatta. Finirò nel video musicale del suo ultimo singolo. Ne sono usciti due nelle ultime settimane, Post-irrisione e questo qui, Cocaina. Sono i primi pezzi ufficiali del suo prossimo EP.

Meglio pochi pezzi e diretti, ormai non siamo più attenti, andiamo di fretta. Oggi un album di 12 canzoni non lo ascolteresti per bene nemmeno se lo facessero uscire i Nirvana

Sghignazza ma è convinto del suo piano. E poi aggiunge:

voglio poche canzoni ma che esplodano in mano a chi le ascolta

E fino a qui, avendo ascoltato le prime, non posso dargli torto. Il sentimento arriva forte, il messaggio è ben condensato, niente fronzoli. Un rock dai pochi estetismi e tanta rabbia, quella vera, non teatrale. Quella che a volte urla, ed altre ribolle a bassa voce, annaspando nella malinconia. Lo spettro completo insomma, non solo il suo stereotipo, capito no?  

Non ho molte domande sul testo di Post-irrisione. C’è una donna, un amore (o almeno qualcosa che lo ricordava) e la sua fine. Ma di mezzo un tradimento: il violento punto di rottura che detona il lampo accecante del dolore. In sottofondo le isterie della chitarra e la voce amara di Luca che provano ad andare avanti, ad accettare le cose, perché citandoli: “Non c’è stata mai purtroppo una soluzione a tutto”

Il video è stato realizzato interamente con la tecnica dello stop-motion utilizzando le opere dell’artista Pietro Casentini, padre di Luca.

Se il primo titolo si apre ad interpretazioni, Cocaina è invece perentorio, ed entra delicato come un montante di Jack La Motta. È il racconto crudo di una famiglia rasa al suolo. Un padre perde il lavoro, vuole uccidersi, una madre è disperata, la nonna prega, il nonno non parla ed il fratello si fa di cocaina. Due strofe. Versi mozzati a metà, perché si sta dicendo poco ma comunque troppo. Il titolo di coda, non esplicitato, di cui mi informa Luca recita: “tratto da una storia vera”. Perché la vita è più stronza delle canzoni che ascoltiamo, ed il testo di questa si ispira all’esperienza personale di un suo amico. Luca al tempo aveva 17 anni e ieri, come oggi, pensava che il modo migliore per superare lo shock, ed il senso di impotenza che ne derivi, fosse trasformarlo in musica. Nasce da qui Cocaina, che, come Post-irrisione, riposerà in un liquido amniotico per anni. Crescerà con il suo creatore assorbendone il vissuto, fino a diventare ciò che è oggi: matura, magari fulminata, ma vera fino al midollo, un po’ come Luca coi Baffi

Odio quelli che cantano di argomenti solo per moda, per un applauso. Se vuoi raccontare qualcosa devi averlo vissuto!

Finalmente gli esce un pizzico del rocker scorbutico. Sono d’accordo con lui. La musica nasce da uno shock viscerale, negativo o positivo, basta che sia reale. Mentre ne parliamo dobbiamo fare una pausa. I binari a 10 metri da noi iniziano a tremare, un solo istante ed ecco il treno merci delle 18 che si porta dietro il suo baccano. Mentre lo guardiamo pensiamo alla stessa metafora: la vita impone di dover stare ogni giorno su un binario, immobili, e quando i treni arrivano non ti scansi, chiudi gli occhi e lasci che ti passino sopra o magari attraverso. A volte ti migliorano ed altre volte no, ma qualcosa te lo insegnano sempre. Ciò che rimane di te dopo che un treno è passato è la verità che puoi raccontare agli altri. Tutto il resto evitalo, perché non ti appartiene.

Purtroppo, il mercato della musica non la pensa così e l’appiattimento tematico è chiaro e spesso avvilente. Nei testi delle canzoni ritornano sempre gli stessi argomenti e le medesime strutture narrative: asettiche, semplicistiche, infime nella loro banalità acchiappa masse. Ma un ritornello orecchiabile non sostituisce della sana e dura introspezione, perché scrivere bella musica richiede la forza di scavarsi dal torace fino alle viscere. Ogni grande canzone richiede un martire che cada combattendo contro, o al fianco, delle proprie emozioni, in nome di un dio a forma di vinile e per il bene dei suoi miliardi di fedeli. Questo Credo dovrebbe diffidare dai santoni che non si sporcano le mani. 

Ti stai dedicando alla tua musica da sempre, ti spaventa l’idea di non riuscire a svoltarci? Di non arrivare mai insomma

Mi aspetto che la mia domanda apra un cratere. Infondo la frase di Sean Penn in This Must Be The Place: il problema è che passiamo troppo velocemente dall’età in cui diciamo <<farò così>> a quella in cui diciamo è <<andata così>> è scolpita nelle fobie di qualsiasi ventenne con un’ambizione così pura. Mentre mi agito io per primo, che un piano b non lo ho, Luca mi guarda con la serenità di un monaco tibetano. Sorride e con assoluta dolcezza risponde:

non me ne frega un c****

La risposta mi devasta, così chiedo delucidazioni. Lui ride e spiega:

io ho bisogno di fare musica, da sempre. E magari potessi farlo in grande, lo voglio tantissimo…Ma se non succede continuerò a farla per me e per chi la vuole sentire, e intanto magari farò altro

Punto. La sua matura accettazione dell’imprevedibilità della vita denota una certa saggezza che invidio. 

Se il successo fosse assicurato, ma per raggiungerlo dovessi modificare Luca coi Baffi, scendere a compromessi, sapresti farlo?

E’ la mia ultima domanda, perché inizia a fare freddo. La sua risposta divampa, che quasi mi riscaldo anche io:

Non voglio farlo, non starei bene e a che serve fare qualcosa e stare male? Sarebbe uno schifo. Io sono questo e rimango questo, se va ok, altrimenti va bene comunque

Luca coi Baffi non nasce per diventare una star. Luca coi Baffi è la semplice conseguenza di un’innata e vitale necessità di creare musica, quella di Luca. Il quale è un artista romanticamente primitivo, non ancora civilizzato dal bisogno di successo. E va bene così, perché la civiltà porta sempre alla corruzione. Preserviamo la rara purezza di “non fregarcene un c**** ” di come andrà a finire, perché è forse la cosa più vera che ci sia rimasta

Le Peroni sono finite, ergo la chiacchierata si interrompe qui. 

Aspirante giornalista, ma gran potenziale da disoccupato. Nemico giurato del dono della sintesi, ma stiamo trovando un accordo di pace per il bene dei lettori e di chi mi incontra nei pub. Radiohead, Bowie, Lamar, Strokes, Frah Quintale e Charles Aznavour troneggiano imperterriti nella mia playlist, trovate voi un filo conduttore, se riuscite. Diffido da chi non apprezza un buon gin tonic ed il potere rigenerante del latte e menta (entrambi rigorosamente con tanto ghiaccio). Guarda a destra, ora a sinistra. Dietro, e adesso dritto di fronte a te. Sai come si torna a casa tua? No? Ti crea disagio, terrore? No? Bene, sei finalmente libero, ora corri e goditi il mondo, audace fino alla fine.