
Ballare in equilibrio sul confine
Una linea di confine. Un breve istante che divide passato e presente. Quel momento in cui guardando le strade che potremmo intraprendere schierate davanti a noi, ancora non sappiamo quale scegliere e tutto ci sembra possibile.
La parola confine fa paura nella sua concretezza; è tagliente, spigolosa, divide e rende netti i limiti che ci sono tra noi e il resto. Non è sempre così. A volte, può diventare il luogo migliore da cui guardarci intorno per renderci conto di chi siamo realmente, liberi di respirare e riflettere prima di buttarci di nuovo a capofitto nella vita.
ritrovarsi sulla linea
La Linea Di Confine di Corinna non fa paura ma emerge con gentilezza, come la sua risata cristallina e la luce che illumina la stanza che vedo oltre la telecamera. Ha uno sguardo attento, brilla anche a distanza. É inizio giugno ma sembra estate inoltrata. Il suo EP è appena uscito. Ora il suo lavoro è di tutti e il suo titolo, così evocativo, assumerà decine di significati differenti.
Per Corinna è prima di tutto un’immagine chiara, precisa: “il gioco della campana, il momento in cui ti trovi con le gambe divaricate e aspetti di fare l’altro passo. Sei in una posizione in cui ancora non sai che fare, non sai dove andrai. É un concetto che vivo come molto personale, nel periodo in cui è nato il nome mi sentivo anche io in questa posizione liminare che non riuscivo bene a capire. È una metafora del trovarsi in un punto, un momento della propria vita, in cui ancora non si sa in che direzione si andrà. Nel frattempo ci si trova tra una situazione e l’altra. In parte è una posizione privilegiata, da osservatore: se non sai che fare, se riesci a comprendere dove sei in quel momento, puoi lo stesso riuscire ad assimilare qualcosa dalla realtà che ti circonda”.
La linea di confine è la storia di tutti. È quel momento in cui si chiudono gli occhi e bisogna scegliere quanti passi fare, senza guide, senza indicazioni, ma anche senza la paura di sbagliare percorso. Quello che importa davvero è continuare a muoversi, vivere.
Quello stesso movimento è “un concept sonoro del disco, canzoni che sembrano non esplodere mai e ti portano a domandarti dove vogliano arrivare. Poi magari non arrivano semplicemente da nessuna parte. Per quanto ci siano delle canzoni più spinte anche tra quelle che ho scritto in precedenza, non può essere sempre così. Non si può sempre spingere al massimo. Volevo che questa volta non venisse fuori solo quello”.
Esplorare il sound, produrre il proprio mondo
Il nuovo EP è forse il tassello più importante inserito fino a questo momento nel puzzle del progetto di Corinna per andare a definire il suo stile, la sua forza espressiva, la sua sensibilità. Rispetto ad Ancestrale, il lavoro precedente, dove l’artista era stata affiancata da un’altra persona alla produzione, Linea Di Confine è stato realizzato interamente da sola.
“Tutte le scelte finali le ho prese io. C’è stata comunque una sperimentazione maggiore da parte mia perché ho imparato a ottimizzare. C’è anche più cassa dritta rispetto al lavoro precedente, ma in generale faccio anche altro, mi piace fare musica ballabile. La ritmica è l’elemento con cui più mi piace giocare. Mi è piaciuta l’idea di portare a termine un procedimento del genere da sola, nonostante mi trovi bene a lavorare con gli altri. Ho deciso di fare questa pubblicazione da sola non tanto per cambiare un approccio mio, perché in realtà a livello intimo non è cambiato tanto, ma per una questione più esterna, anche perché essendo donna molto spesso vieni screditata nel lavoro che fai, e quindi ho scelto di farlo così anche perché ero soddisfatta. Poi, è una goccia in un oceano. Per Ancestrale era passato molto in secondo piano il mio lavoro di produzione. Quando succede ti senti privato di qualcosa che hai fatto”.
É per questo che le nuove canzoni di Corinna diventano un personale e introspettivo manifesto: c’è sua anima, la sua sensibilità musicale, la sua storia che si intreccia all’elettronica.
In un paese in cui riconoscere a una donna il lavoro di produzione sembra essere un’impresa impossibile a meno che non si tratti di una collaborazione, Corinna ha sempre mostrato come nella sua arte prendere parte attiva alla nascita sonora dei brani sia un processo inscindibile dalla sua persona. Nessuno può privarla del suo spazio, nessuno può impedirle di muoversi libera e usare la propria musica per rappresentarsi, senza mezzi termini.
innocente violenza
É proprio il lavoro fatto sulla produzione da Corinna a rendere questo EP così affascinante. Il sound è avvolgente dal primo istante: sussurri delicati ci accolgono, e in pochi minuti siamo inesorabilmente rapiti da un crescendo esplosivo che sa di libertà e nuove consapevolezze. Una forza intrisa di dolcezza che stiamo imparando a conoscere.
“Innocente, che apre Linea Di Confine, è una canzone che nasce in relazione a Violenza, un brano che avevo scritto molto prima. Volevo la controparte di quel pezzo. La parola innocente era perfetta” dice Corinna, sistemandosi il caschetto di capelli scuri e sorridendo. Ogni parola sembra riemergere da quel processo creativo che sta evocando, rendendomi partecipe di quel momento. “Mi piace il fatto che ci sia un crescendo di questo tipo, così grande, per arrivare a un’esplosione. É una sintesi di molte mie produzioni dell’ultimo periodo, anche di tante canzoni che non sono uscite. Partivano più piano e poi esplodevano in questo modo. La scelta di iniziare con delle voci con quel tipo di effetto è dovuta agli Oneohtrix Point Never. Innocente viene sussurrato perché nonostante l’esplosione successiva, volevo rimanesse una parola dolce, il senso del brano sta lì”.
L’opposizione con Violenza non è immediata, dobbiamo prima navigare e immergerci nella tracklist per scoprire dove termina l’innocenza. É un movimento sonoro che procede lento ma che ci accompagna attraverso l’elettronica decisa e affilata che caratterizza il brani.
È la dissonante consapevolezza degli errori che in quanto umani non possiamo evitare, della vita che ci spezza il cuore e ci prende a pugni, ma subito dopo ci consola portandoci a ballare sotto cassa tutta la notte. Si, anche se fa male, vorremmo non finisse mai.
respirare la magia
Più di una volta, parlando della musica, dell’esperienza live, del mostrare i propri progetti agli altri, Corinna parla di magia. Lo dice trattenendo un po’ la voce, quasi come fosse assurdo parlare di qualcosa di soprannaturale in questo ambito, ma in realtà ha perfettamente ragione.
“Ho avuto paura di mettermi a nudo con la mia musica, ma mi rendo conto nel momento in cui sto lavorando sui brani che quando c’è qualcosa che non vorrei assolutamente dire, non vorrei mai condividere, lo scrivo. È qualcosa di più forte di me, una tensione. Quello che condivido in certe canzoni mi spaventa, a livello emotivo è sempre molto forte. Anche quando ascolto musica a livello di testo le cose che mi colpiscono di più sono quelle più potenti, argomenti e sensazioni che proviamo tutti e che nella vita normale tendiamo a non esplicitare, ma in una canzone trovano la dimensione giusta per essere sviscerati e raccontati.
A livello psicologico la musica mi ha dato supporto su cose anche molto intense che ho espresso così, quindi mi ha anche tenuto compagnia. È anche qualcosa in cui ci butti tutto quello che senti, una valvola di sfogo, ci passi anche molto tempo. È anche un modo per coltivare se’ stessi. Il fatto magico è che continua a esistere e puoi condividerla. A volte è così che trovi altre persone con cui incontrarti. Si, direi che la magia è anche nel suo essere un punto d’incontro”.
È chi riesce a nutrirsi di quel potere magico e incontrollabile che anima le note, chi continua a vederlo anche dopo anni di esperienza, che forse più di tutti sa come restituirne l’essenza agli ascoltatori.
Soprattutto, riesce a farsi spazio nelle storie altrui mostrando quanto ancora bruci calda la scintilla di quella sensazione di scoperta costante dovuta alla scelta di donarsi con la propria musica, senza imporsi filtri, diventando solo ritmo ed emozione; per un istante, possiamo ballare insieme sulla linea di confine.
Vuoi scoprire altra musica bella? Leggi FELT!