Il sogno milanese, il sogno di Popa


Di paillettes, lucida labbra e tubini di seta non si può essere stufi.
Una donna che mostra eleganza con movimenti lenti, la voce che profuma di rose, sussurri decisi di inviti esclusivi, consigli per non per non perdere mai il controllo.
Maria, in arte Popa, la donna che ti dice nell’ orecchio tra la folla: “Andiamo da me, ci baciamo sulla guancia a turno e mangiamo le ciliegie“.
Guardarsi negli occhi e notare che le pupille si espandono sempre di più: assaporarsi con lo sguardo, con un filtro retrò caldo. Saturazione minima. Popa.

Cosa invoglia ad ascoltare Popa?

Popa è un’artista delicata che racconta storie in modalità chic, di sciccherie, quelle vere. Una donna dalle origini Lituane che sogna di essere una Sciura Milanese con pretese. E ci riesce, cammina con tacco a punta percorrendo una lunga passerella in body glitterato verso un ritmo intrigante e sfrontato se ci trasferiamo in un terrazzo con vista su Parco Sempione. Parla con semplicità. Affascina e illude chi la ascolta, è facile immaginarla mentre non mangia l’ oliva del suo Martini.

La voce è sensualità pura, sentirsi rimorchiati in cuffia è un tipo di eccitazione diversa.

bollicine?

Il suo disco è un prodotto made in Milan ambientato tempi della disco, dell’Italia che balla negli anni ’60, ’70, ’80. La dance che non stanca mai con musiche che incorniciano il suo sussurro chic, all’ orecchio di un cameriere.
Popa offre con le braccia incrociate e sguardo dritto, un genere al quale siamo tutti abituati in qualche modo. Apparentemente sembrerebbe che i suoi testi dicano solo di paillettes e Psico Magia. Succede solo a chi non si sintonizza sulla sua frequenza, in realtà Popa fotografa in analogica.


Descrive con le gambe accavallate e un Bellini quella vecchia Milano che performa e non cammina più in passerella, lenta. Popa riporta a quello che oggi nella città della moda, e del panino al volo, è considerato illegale.

Procastinare. Rimandare a domani.


“Domani poi si penserà”, sospiri e spallucce, su tacchi abbastanza alti da poter addirittura camminare lenta e godersi la vita su uno chalet a Courmayeur. Cronaca rosa e amori leggeri, pensieri e domande scritte su un biglietto lasciato sul comò, firmate da un bacio al color ciliegia e una spruzzata di profumo. Popa consegna con posta prioritaria il libretto di istruzioni su come vivere senza affanno. Ci illustra come affrettarsi non sia chic. La bellezza senza tempo è quella del rimandare a domani per godersi la Jacuzzi, la notte magica: il lusso senza esagerazione.
Il godersi la galanteria di un uomo che la guarderebbe nel suo appartamento minimalista matchato con il colore dei suoi occhi. Grazie Popa.

il sogno milanese

Finalmente la Milano non disprezzata e denigrata, finalmente la Milano dei Milanesi che amano l’occhiale da sole e il relax, su una base soul, jazz, violini e pianoforte, colonne da film in pellicola. Milano non è di chi ci nasce ma di chi la sceglie, la ama, la venera e la ascolta. Soavemente Popa ci racconta con questo accento che milanese non è, un sogno contemporaneo che forse la città non vivrà più.


Passare tutto il giorno all’Idroscalo in autunno a raccogliere le castagne, non solo inviti di lusso, moda e coktails. Popa apre la porta della Milano lenta: spazio idilliaco e bucolico lontano dalla natura coperta di cemento oggi, piuttosto vicina al balcone sul Giardino Verticale. Ci accompagna invitandoci con il sol sfiorare della mano al mare di Milano, musiche carezzevoli, parole che sanno di pesca. Popa ci riporta indietro.

Popa piace alla nonna di Brera nel suo attico e quella delle case popolari a Affori. Maria Popadnicenko, in arte Popa riesce a far riaffiorare ricordi di boutique, latterie, pasticcini, e cipria rosa in borsette di pelle. Questo è il potere della musica dance con una spolverata di slow funk e della musica in generale, basta riconoscerne la magia.
L’artista: non solo cantante, ma anche fashion-designer. La dicotomia tra musica e fashion si sente tutta, è quella che dà l’immagine al Progetto Popa, che si pone come un mezzo per comunicare l’ambiente inaccessibile ai comuni mortali. Quelli che l’invito non ce l’hanno. Il fashion non è accessibile a tutti, ha dei codici che Popa esprime con testi capaci di far scendere l’Olimpo del fashion milanese, per terra. Il biglietto non è dato averlo, puoi anche solo guardare da fuori.

popa, ci piaci

Piace a chi un giorno vorrebbe essere una sciura milanese e chi invece ha solo bisogno che resti un sogno.
Piace a chi ha bisogno di un consiglio su come fare a vincere nella folle lotta del desiderio.
Piace chi la guarda con ammirazione, perché charme, che non si impara, si ha.
Qualunque cosa Popa abbia, tra savoir-faire e fascino, piace.
Piace soprattutto a chi si occupa di Arte e Finanza, chissà se vorranno farsi insegnare il concetto di eleganza o si fermeranno solo a guardarla intingere le fragole nello zucchero.

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Non sono francese e sono felice