
Estro Large e quella base di Squarta e Gabbo
Il 29 novembre 2024 usciva Boys Don’t Cry di Estro Large con produzione di Squarta e Gabbo dei Cor Veleno, sotto il nome di Rugbeats. I due capisaldi del rap romano, danno spazio nel loro studio alla musica delle nuove generazioni, ma soprattutto danno la possibilità ai nuovi artisti di ascoltare la propria musica con basi di alta qualità.
Estro Large, nome d’arte di Alessandro, è un cantante romano di 26 anni. Alcuni dei suoi lavori più noti includono collaborazioni con artisti come Cranio Randagio e brani come “Superstition” e “Lillà”. Dal 2024 lavora al suo primo album ufficiale presso l’Hinkypunk Studio di Roma (Trastevere), affiancato da David Guido Guerriero e Joe Candela. L’uscita è prevista per la primavera 2025.
In occasione del nuovo brano Boys Don’t Cry gli abbiamo fatto cinque domande per conoscerlo meglio.
La produzione di “Boys Don’t Cry” è estremamente originale, si distingue in una moltitudine di uscite. Era questa l’idea che avevate sin dall’inizio o si è sviluppata durante le session?
So solo che un giorno Gabbo mi scrive “abbiamo questa base per te”, io incredulo e fomentato ho cominciato subito a scrivere.
Il titolo e il ritornello criticano virilità e machismo. Un uomo che piange ancora non è accettato.
È esattamente così. Ovviamente c’è una reference all’iconico brano dei Cure, ma a questo si aggiunge la capacità di “godersi” la tristezza in un momento di down.
Com’è stato lavorare con Squarta e Gabbo dei Cor Veleno?
I Cor Veleno sono da sempre uno dei miei riferimenti più importanti. Se un anno fa mi avessero detto che avrei collaborato con Squarta e Gabbo avrei riso. Oggi invece mi rendo conto di aver coronato un sogno.
L’ultima volta che hai pianto è stato per amore?
Alterno pianti per amore a quelli per stress. Forse sono anche correlati in qualche modo.
Questa canzone è servita per esorcizzare alcune esperienze amorose magari non andate come si sperava nell’ultimo periodo o è stata scritta indipendentemente dalle tue esperienze?
”Per me scrivere è sempre stata una necessità per potermi conoscere meglio e spesso per individuare i problemi personali. Ogni tanto può uscire fuori qualche canzone più asettica ma non è questo il caso. “Boys don’t cry” è servita per chiudere definitivamente un capitolo sentimentale.”