
Ride bene chi ride con Brattini
Il senso dell’umorismo è stato da sempre qualcosa che ha salvato l’umano, ed è dall’ondata post-ironica portata dall’indie italiano (e soprattutto delle community online nate attorno a questo, un bacino a Diesagiowave): ormai, lo scherzarci su è diventato qualcosa di quasi indissolubilmente legato al fare musica. Al senso dell’umorismo è dedicato il titolo del nuovo album di Brattini, rapper multiforme, che vede alle produzioni Beppe Spinelli, figura sfuggente del panorama musicale torinese – al punto che l’unicum dell’essere riuscito a intervistarlo non avrebbe potuto aver luogo se non per amicizie comuni al limite del coercitivo. Ad ogni modo, eccoci radunati per parlare assieme de Il Senso dell’Umorismo, fuori per Radiobluenote Records.
il primo incontro
Benvenuti! Dunque, la vostra collaborazione è ormai molto ampia, sia per quel che riguarda gli anni di conoscenza che per le esplorazioni che vi siete concessi di genere in genere, riuscendo in ogni caso a non snaturarvi. ma come è nato il vostro incontro? e, tra l’altro, se posso: Beppe, il tuo è uno pseudonimo?
Beppe: Allora, intanto vorrei specificare che il mio non è uno pseudonimo, è l’abbreviazione del mio nome di battesimo, che non dirò in questa sede. Per quanto riguarda il nostro incontro, ci siamo visti oggi per la prima volta.
Brattini: Si, abbiamo sempre e solo parlato via mail prima di oggi. Lo facevo più alto.
Ah! ma allora, scusate, come avete trovato i contatti l’uno dell’altro?
Beppe: Nemici in comune. Preferisco non approfondire questo punto per evitare ripercussioni legali.
Brattini: Ma si, sono storie di dieci anni fa. Un tizio che conosco doveva vendere un certo macchinario per provocarsi un certo piacere in un certo punto del corpo. Beppe doveva comprarlo, io ho fatto da tramite.
radici
Al momento questo vostro navigare di genere in genere vi ha riportati a forse il linguaggio principe di Alex, il rap: la vostra nuova uscita, Il Senso dell’Umorismo, è un nutritissimo album dalle sonorità molto sample-based – tutto ciò anticipato a stretto giro da un altro EP di Brattini, Il Bosco, prodotto da Feib e uscito pochi mesi fa. Com’è nato il progetto? Da dove è nata l’idea per un titolo così?
Brattini: Il disco è stato completamente scritto, prodotto, registrato e mixato in un mese tra Rondissone e Borgo Dora. Eravamo tutti caldissimi evidentemente. I featuring ci hanno risposto al volo e le tracce sono venute subito come ce le aspettavamo. Mi piace pensare che il titolo in questo caso sia il tema del disco. Il senso dell’umorismo a volte manca e a volte è troppo ma rimane un tema centrale per chi vuole cercare di capire le persone nella loro complessità. Per me, poi, ha avuto un ruolo importantissimo anche per capire ed avvicinarmi a forme estetiche diverse da quelle a cui ero abituato e questo penso si senta nei lavori con Beppe. E anche perché lui non ha nessun tipo di senso dell’umorismo e mi faceva ridere far produrre a lui un disco con questo titolo.
Beppe: Sto chiamando i carabinieri.
Il disco vanta una nutritissima schiera di featuring, da Esa ad AstoreP38, oltre a diversi nomi che popolano assieme a voi l’arcipelago Radiobluenote Records (sotto cui Il Senso dell’Umorismo verrà pubblicato) come Tito Sherpa, Dosr, Botta e lo stesso fondatore del progetto, Davide Bava. Come sono nate queste collaborazioni così stratificate? E come vi siete avvicinati, negli anni, al conservatorio dello stile (cit) con base a Porta Palazzo?
Brattini: I featuring sono in sostanza le persone con cui stavo facendo cose in quel periodo. Che poi sono le stesse con cui le sto facendo anche adesso, alcune ancora segrete, quindi dico solo aspettate. Radiobluenote è un discorso a parte perché è una specie di campana di vetro sotto la quale gli artisti si sentono estremamente liberi di creare qualcosa di non omologato al mercato nazionale perché non sentono il peso della competizione.
È una specie di palestra fricchettona dove puoi allenarti ad esprimerti come meglio credi. Questo crea una zona “sicura” in cui, secondo me, la scrittura dei raps trova un bel prato verde in cui sgambare. Il fondatore di RBN, Davide Bava, è il punto di riferimento per l’approccio mio e degli altri artisti del collettivo: ci siamo conosciuti più di dieci anni fa su Mercatino Musicale, con quegli annunci che sanno di secolo scorso tipo “Cercasi cantante per band”. Io non ero un cantante ma lui non aveva nessuna band. Amore a prima vista.
Beppe: Non so, io ho fatto le basi.
Il disco raccoglie anche, nei suoi skit, una serie di riferimenti a quell’amara cinematografia italiana di qualche decennio fa che sapeva mescolare sapientemente comicità e grottesco. Questa scelta a cos’è dovuta?
Brattini: Allora, per quanto riguarda Fantozzi e Pozzetto, sono due film che ho rivisto nel periodo in cui scrivevo il disco. Niente di più e niente di meno. Però nel pezzo con Tito ci sono un paio di scene che Beppe ha trovato sepolte nei suoi archivi mastodontici. Archivi che, oltretutto, seppelliscono lui perché sono tutti supporti analogici.
Beppe: Si, non ricordo esattamente da cosa siano tratti ma mi sembravano calzanti. Penso che siano parte del bottino di cassette che ho salvato da un allagamento quando lavoravo in Rai. Tutti i mestieri che ho fatto nella mia vita erano sempre finalizzati a rubare del materiale audiovisivo e riutilizzarlo nei dischi. Se è per questo anche la copertina di questo disco è rubata. È un quadro che si chiama tipo “La Sirena dai capelli rossi” di Edward Coley BurneJones.
Brattini: Ma come? E non potevi dirmelo? L’abbiamo messa sugli store digitali, se ci tirano giù il disco per questo litighiamo te lo dico.
Beppe: Se leggessi di più te ne saresti accorto da solo.
Le novità
L’uscita in vinile è supportata da Squirt Records, distributore che debutta con la vostra uscita e attorno cui non sono reperibili notizie online: si tratta di una vostra distribuzione? Altrimenti, come siete entrati in contatto con questa neonata realtà?
Beppe: Ci hanno semplicemente scritto e poi Brattini li ha incontrati qualche volta. È sempre bello quando le cose succedono senza che io debba uscire di casa.
Brattini: Squirt Records è una cosa fighissima secondo me. In sostanza sono un gruppo di amici collezionisti piemontesi che hanno deciso di stampare delle cose perché gli piace tantissimo questa cosa dei dischi e quindi: etichetta indipendente. La parte più interessante (e anche la più coraggiosa) è che hanno scelto deliberatamente di non esistere online, almeno in questa prima fase. Il mio è il primo disco che decidono di stampare, ma ne stanno arrivando degli altri di altri artisti di zona.
Infine, quali sono i vostri prossimi passi ora che il disco è uscito e l’estate si sta avviando? Ci sono dei live in programma? E, al riguardo: Beppe, la tua presenza sui palchi è estremamente rara, le cose cambieranno con quest’uscita?
Beppe: No.
Brattini: Dal 15/07 (data di uscita del disco) spererei di suonarlo in giro il più possibile. Anzi faccio
un appello a gestori ed organizzatori: costiamo poco, veniamo io e Pande che è il sostituto di Beppe.
Dai che ci divertiamo. Qualche data c’è già ma non sono mai abbastanza quando c’è un disco
pronto da far sentire. E poi niente, se divento ricco e famoso, prima di esaurire, regalo una casa
nuova a Beppe. Ma nel disco Botta dice delle robe brutte su alcuni politici quindi mi sa che rimango
povero anche stavolta.