Il cielo è una condanna che non possiamo sopportare

Ascoltare In memoria di fa male. È una sberla che arriva dritta in pancia e dalla quale non ci si può salvare. Lamante urla a voce altissima la storia di una vita che è la mia, anzi la nostra, e denuncia quello che io non avrei avuto il coraggio di rendere pubblico, dà forza di fidarsi del proprio corpo che può diventare casa e rifugio e della velocità a cui possono andare le nostre gambe che sono le uniche che ci potranno mettere al riparo.

ma tu non sai cosa vuol dire
avere le gambe come casa
e nessun posto
a cui tornare
anzi tutti i posti
andavano bene

Canta Lamante in Rossetto, terzo pezzo dell’album che ricorda quella sensazione fisica di rabbia che si
riaccende tutte quelle volte che una donna subisce violenza.

purificazione collettiva

Annamaria mi penso
costantemente accesa
costante è la guerra

(Annamaria – Lamante)

Ricorda quel corpo di dolore e di rabbia collettiva che brucia forte quando si chiede giustizia e una consapevolezza e un’educazione all’empatia e all’ascolto che si estenda a tutti gli individui, perché tutti siamo chiamati in causa, nessuno escluso. Lamante parlando al singolare, racconta l’universale, rende pubblica una storia privata che finisce per diventare la storia di tutti noi. Normalizza il concetto di solitudine e desiderio sessuale.

penso sempre a cose porno
ho problemi con il sesso
che vorrei sempre farlo ma non trovo il momento
finisco che faccio da sola e poi mi lamento
se mi vogliono solo per quello

Canta in Guerra e Pace che alla fine assume le sonorità primordiali dei ritmi di un rito di purificazione di una qualche antica tribù, purificazione per espiare le colpe e per liberarsi dalle maschere che la società ci attribuisce quando parliamo del nostro corpo come corpo che desidera.

Rompere la linearità

Normalizza il concetto di morte accostandola alla vita mettendo morte e vita sullo stesso piano. Elimina del tutto la sequenzialità temporale che attribuiamo secondo cui la vita viene prima e solo dopo esiste la morte che assimiliamo ad una non-esistenza, ad una non godibilità dell’esperienza, a qualcosa di negativo. La vita non ha più valore della morte solo perché morte significa allontanarsi fisicamente dalle persone care, morte e vita sono soltanto due aspetti diversi della nostra esistenza. Lamante racconta dell’inizio e della fine come qualcosa di ciclico, rompe la linearità del nostro tempo e lo rende circolare, così da liberarci finalmente di quel pesante fardello che sono le aspettative nei confronti del futuro. Questo è il momento di celebrare il funerale delle ombre e dei riflessi del nostro passato che non parlano più di noi.

Frammenti

Descrive perfettamente quello che voglio e la libertà che desidero: potermi sentire al sicuro nella mia
incertezza, nella mia solitudine e nella mia nudità per poter amare il mondo, non una persona, ma una folla.
Ritrovare nel mio corpo frammentato e diviso una dimora e fare del frammento stesso, che si ricompone e
allo stesso tempo si leviga e muta ogni volta che incontra qualcos’altro, casa. Avere la consapevolezza di
lasciare negli altri pezzi di me e lasciare che parti di altre persone si incastrino nella mia vita, così amandole
amerei anche me e il mondo a quel punto si trasformerebbe in un’unica grande marea in rivoluzione.

La mia piccola felicità

Ciao cari
il cielo è una condanna che non posso sopportare
dichiara Lamante, in un pezzo che descrive con rara ed estrema sensibilità quella eterna sensazione di inquietudine e di attesa di quel qualcos’altro che non so neanche lontanamente cosa possa essere, o di cui forse a volte ne intuisco distrattamente il bagliore del significato, ma che poi goffamente faccio finta di non sentire.

Cerco di nascondere l’ottusa ricerca della mia felicità, incastrata in un tempo ristretto e in uno spazio circoscritto, leccandomi le dita quando cucino qualcosa di dolce e che magari mi piace, sentendomi rilassata quando il lavoro sta andando tutto sommato bene. Così, consapevole del fatto che non sarò mai sazia, cerco di adeguarmi, perché sentirmi costantemente tesa verso qualcosa di cui quasi neanche riesco a percepire il suono fa male. Quindi, mentre il mio corpo e la mia mente di dilatano come pori infiniti in cui si annida una donna che avrebbe voluto essere uccello, mare e stella e ventre profondo che dà alla luce universi, assorbire tutto e vivere mille e una vita differente, mi ricordo che sono qui e che continuerò ad anelare afferrando forse effimeri frammenti di chiarore.

Per tutto questo, Lamante, io ti voglio bene.

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Nel tempo libero studio neurobiologia, per il resto mangio musica a colazione, pranzo e cena e spero di scoprirne sempre di nuova perché è lo strumento che più attualmente mi permette di cambiare, pormi domande, conoscere il mondo, confondermici ed individuarmi .