Il suono della nostra voce

Non possedere più una mente razionale e giudicante. Essere solo gambe, braccia e occhi che si muovono nell’infinità di uno spazio sapendo esattamente dove e con quale cadenza assecondare il ritmo ancestrale di una danza primordiale. Assaporare solo il momento: il nostro corpo e la nostra voce in connessione con tutte le altre per ritrovare chi siamo sempre stati.

una storia di rinascita

È la storia di un corpo che rinasce quella narrata dal nuovo singolo “Splendere” della band palermitana i Santamarea composta da tre fratelli di sangue (Stefano, Francesco e Michele Gelardi) e una sorella d’elezione (Noemi Orlando). Corpo che diventa unico mezzo attraverso il quale poter vivere un’esperienza ed identificarsi, trovare la propria voce fra mille voci.

Ed il mio cuore, dardi infuocati, trafitto di luce
Trafitto di luce
Strafatto di luce


“Splendere” è un pezzo che fa uscire dai luoghi di culto il concetto di sacro e lo fa diventare un’esperienza collettiva e personale allo stesso tempo. Il sacro finalmente è qualcosa di cui si può fare esperienza attraverso sé stessi. Sacro è un corpo che nasce. Sacra è l’esperienza stessa di stare al mondo e la possibilità di affidarci ed essere travolti da quella marea tempestosa che è la vita

Santamarea, mi consacro a te
Proteggimi dal mare, proteggimi
Santamarea, lo consacro a te
Proteggilo dal mare
Proteggilo dalla tempesta

Recita “Santamarea” primo singolo fatto uscire dall’omonima band, manifesto della poetica della band per il testo ricco di allegorie e per le sonorità travolgenti restituite dal suono della grancassa. Voci potenti e cori che vorrebbero trascendere l’umano.

E anche se

in ogni sole c’è il suo tramonto

La prima strofa parte con una certezza. Anche se le nostre cellule sono fisiologicamente programmate a intraprendere un viaggio inesorabile che ci porterà inevitabilmente alla morte, i Santamarea chiedono di fermarci ad ascoltare il suono che emette un corpo che nasce:

Non vedi, la lacrima dei miei occhi
Ha la stessa sostanza del mio sangue
In ogni sole è inscritto il suo tramonto
Ma tu adesso guarda le mie gambe
Come tremano, come tremano
Sembrano rami…

ESISTERE FREGANDOCENE DI PERDERE

E a provare ad esistere fregandocene di perdere, ma sentendo solo quello di cui abbiamo bisogno. Vivere, ma vivere con la coscienza che tutti corpi fragili, rotti, naufragati, bastonati o gonfi di energia viva, sono i corpi di tutti noi.

Questo è un brano che può salvarci dal cinismo e dall’indifferenza dilaganti. È una preghiera e un invito ad un ascolto collettivo: La mia testa piena di voci, si ripete in modo ipnotico alla fine del pezzo fra il suono travolgente della grancassa. È la celebrazione finale di come, solo se immersi e travolti da una moltitudine di voci, possiamo percepire il suono della nostra esistenza.

Cosa possiamo fare per non restare incatenati all’insignificante piccolezza della vita che alla fine non è nient’altro che morte e che ci potrebbe confinare all’immobilismo e a un sentire sempre più vago degli affetti?  Ballare.
Balliamo senza smettere mai, sotto la pioggia dilagante dell’inconsistenza del nostro ineffabile vivere. Ascoltiamo la musica che salva, come quella de i Santamarea che ci parla di una patria sentita nella rinascita dei corpi fratelli e nelle voci delle altre persone, che in fondo sono anche le nostre.

LEGGI GLI ALTRI ARTICOLI SU FELT MAG.

Nel tempo libero studio neurobiologia, per il resto mangio musica a colazione, pranzo e cena e spero di scoprirne sempre di nuova perché è lo strumento che più attualmente mi permette di cambiare, pormi domande, conoscere il mondo, confondermici ed individuarmi .