
Sleap-e: La leggerezza di galleggiare tra i mostri
Sto odiando Sleap-e , è ufficiale. Il suo ultimo album 8106, prodotto per Bronson Recordings, non si stacca. Mi ritorna nel cervello ogni volta che c’è silenzio. E’ quella timida malinconia del venerdì pomeriggio. Che arriva silenziosa e ti lascia pensoso, stralunato, ma inspiegabilmente affezionato alla vita.
Il secondo singolo “Solo punk” mente. Ma da fan del genere lo perdono, perché il fascino dell’album sta proprio nel non essere solo punk. Gli stili si alternano e compenetrano naturalmente, seguendo le onde di un flusso di coscienza vorticoso. Nella voglia di fuggire dalla società, provocare tutti, assolve perfettamente al codice non scritto dell’Eggs punk: non prendersi sul serio, soprattutto quando si parla di cose serie. Ma c’è anche la necessità di rallentare la giostra e chiudersi nel proprio Bedroom Pop. Spegnere la luce e parlare con se stessi, che magari a forza di parlarci ci facciamo anche pace. Il tutto è tenuto insieme da un’anima Anti-Folk che torna a intervalli regolari. E all’improvviso la scossa di lampi frenetici, che mi riportano alla spensieratezza delle Garage Rock band americane dei primi anni 2000.

8106 è un sound che ha appena fumato il suo personale delle 18, appoggiato sulla ringhiera arrugginita di un balconcino, in un monolocale disordinato di Bologna. Guarda pensieroso gli ultimi spicchi rossastri di tramonto arrampicarsi sulle pareti, incurante dei suoi amici che lo aspettano al varco per bere. Capiranno, perché ogni tanto è doveroso socializzare anche con i propri mostriciattoli mentali.
Asia Martina Morabito (al secolo Sleap-e) ce li presenta tutti, ci balla e se li spupazza come dei Teddy Bears. Affronta la sua paura di essere diversa, di non poter essere capita. Stabilisce il valore di galleggiare senza meta, in un mare in cui tutti nuotano spediti verso la riva. A volte ci sfida, con i toni ironici e la faccia di bronzo di pezzi come Leave my bum alone, in cui prega dio, e la sua mente, di dargli tregua, tapparsi la bocca e farla correre senza pensieri. In No Joke, urla, salta e ride. Fugge via a cavallo dalle paure che l’hanno paralizzata fino a quel momento.
Ed infine nelle atmosfere oniriche di Dying of cold e Go alone ti prende per mano, con una dolcezza che anestetizza più della morfina. Ti racconta una storia che è la sua, ma anche la tua e di chiunque abbia avuto la fortuna di essere giovane e perso: il morso agrodolce delle emozioni, l’epopea segreta di amare e poi perdere, sognare il caldo e svegliarsi gelato.
Il viaggio di Asia è l’esperienza terapeutica di un’anima fragile, che fuggendo dalla stanza 8106 di un albergo di Milano, sta trovando finalmente la leggerezza di esistere.